10 motivi sul perché la birra e il fine dining non vanno (ancora) molto d’accordo
Il mondo della ristorazione e quello brassicolo sono due universi molto vicini ma che fanno ancora una gran fatica a combinarsi. Se nelle tavole dei fine dining conquistano il loro spazio vini, spirits, e perfino bevande analcoliche come tè, infusi o kombucha, perché la birra è poco presente?
Questo non vale per l’universo pizza, dove già da qualche anno si punta sull’abbinamento con birre artigianali; infatti, sono sempre più numerosi i legami tra pizzerie di alto livello e birrifici artigianali, come quella tra Apogeo e Birrificio del Forte, due bellissime realtà di Pietrasanta sulla costa versiliese che collaborano con Affinamenti. Infatti, dopo anni di collaborazione è nata la Metri 3215, come quelli che separano le due attività, una birra alla spina a base di luppoli e malti tedeschi in stile German Ale, assai bevibile e gradevole grazie all’amaricatura non invadente. Una birra creata su misura, come solo una produzione artigianale può fare, per accompagnare le creazioni di Barbara e Massimo Giovanni, andando quindi oltre la pizza: lieviti diversi, lo stesso piacere.
E se già il mondo della pizza ben dialoga con la produzione brassicola da anni, non si può dire lo stesso per i ristoranti. Quali sono i motivi di questo disaccordo tra i due mondi?
- I ristoratori sono scettici perché in Italia la birra è ancora vista come la bevanda destinata ai pub, ai momenti all’aria aperta e al consumo disimpegnato, non di certo alle tavole di lusso.
- I produttori che non riescono a comunicare il concetto di artigianalità dei loro prodotti e diffonderne una giusta culture del bere.
- Il difficile stoccaggio delle birre artigianali di alta qualità in fusti, che si devono necessariamente conservare al freddo per non più di 40 giorni, poiché il lievito non filtrato è soggetto a rifermentazioni.
- L’inevitabile costo di questo tipo di prodotti che però non viene ben recepito dai ristoratori.
- In Italia la tradizione enologica batte quella brassicola a mani basse; infatti, la birra paga lo scotto di essere stata etichettata come una “bevanda da giovani”
- Il formato, in quanto alla ristorazione non piace la bottiglia da 33 cl, ma preferisce quello da 75 cl, la cui produzione può prevedere un grosso investimento da parte di un birrificio.
- La scarsa conoscenza brassicola tra i protagonisti dell’alta cucina, che richiederebbe ai produttori di attivarsi per accrescere la cultura di questo prodotto con la formazione e la divulgazione.
- La mancanza di uno storytelling efficace da portare in tavola ai clienti.
- Il rischio, in quanto puntare sulle piccole realtà può comportare incertezza nel reperimento del prodotto; infatti, al settore delle craft beer in molti casi non si può riconoscere un’affidabilità e una qualità costanti.
- I costi di marketing e comunicazione sono spesso insostenibili per piccole realtà artigianali come i microbirrifici, che quindi non riescono ad affermarsi nel mercato.
Per approfondire l’argomento, abbiamo trovato molto interessante questo articolo pubblicato da Pambianco News.
Il mondo della ristorazione e quello brassicolo sono due universi molto vicini ma che fanno ancora una gran fatica a combinarsi. Se nelle tavole dei fine dining conquistano il loro spazio vini, spirits, e perfino bevande analcoliche come tè, infusi o kombucha, perché la birra è poco presente?
Questo non vale per l’universo pizza, dove già da qualche anno si punta sull’abbinamento con birre artigianali; infatti, sono sempre più numerosi i legami tra pizzerie di alto livello e birrifici artigianali, come quella tra Apogeo e Birrificio del Forte, due bellissime realtà di Pietrasanta sulla costa versiliese che collaborano con Affinamenti. Infatti, dopo anni di collaborazione è nata la Metri 3215, come quelli che separano le due attività, una birra alla spina a base di luppoli e malti tedeschi in stile German Ale, assai bevibile e gradevole grazie all’amaricatura non invadente. Una birra creata su misura, come solo una produzione artigianale può fare, per accompagnare le creazioni di Barbara e Massimo Giovanni, andando quindi oltre la pizza: lieviti diversi, lo stesso piacere.
E se già il mondo della pizza ben dialoga con la produzione brassicola da anni, non si può dire lo stesso per i ristoranti. Quali sono i motivi di questo disaccordo tra i due mondi?
- I ristoratori sono scettici perché in Italia la birra è ancora vista come la bevanda destinata ai pub, ai momenti all’aria aperta e al consumo disimpegnato, non di certo alle tavole di lusso.
- I produttori che non riescono a comunicare il concetto di artigianalità dei loro prodotti e diffonderne una giusta culture del bere.
- Il difficile stoccaggio delle birre artigianali di alta qualità in fusti, che si devono necessariamente conservare al freddo per non più di 40 giorni, poiché il lievito non filtrato è soggetto a rifermentazioni.
- L’inevitabile costo di questo tipo di prodotti che però non viene ben recepito dai ristoratori.
- In Italia la tradizione enologica batte quella brassicola a mani basse; infatti, la birra paga lo scotto di essere stata etichettata come una “bevanda da giovani”
- Il formato, in quanto alla ristorazione non piace la bottiglia da 33 cl, ma preferisce quello da 75 cl, la cui produzione può prevedere un grosso investimento da parte di un birrificio.
- La scarsa conoscenza brassicola tra i protagonisti dell’alta cucina, che richiederebbe ai produttori di attivarsi per accrescere la cultura di questo prodotto con la formazione e la divulgazione.
- La mancanza di uno storytelling efficace da portare in tavola ai clienti.
- Il rischio, in quanto puntare sulle piccole realtà può comportare incertezza nel reperimento del prodotto; infatti, al settore delle craft beer in molti casi non si può riconoscere un’affidabilità e una qualità costanti.
- I costi di marketing e comunicazione sono spesso insostenibili per piccole realtà artigianali come i microbirrifici, che quindi non riescono ad affermarsi nel mercato.
Per approfondire l’argomento, abbiamo trovato molto interessante questo articolo pubblicato da Pambianco News.