Il vino bio cresce. Comunichiamolo bene!

Il vino bio cresce nei numeri e nella qualità. Ma sa comunicare ai consumatori?

Spostate a metà gennaio rispetto al tradizionale appuntamento di inizio dicembre, le degustazioni per il concorso Mundus Vini Biofach, alle quali ho partecipato come giudice (quest’anno unico italiano) hanno confermato come il vino biologico si stia consolidando nei numeri e nella qualità dell’offerta. Il Gran Premio Internazionale del Vino Biologico Mundus Vini Biofach è un concorso internazionale organizzato in Germania per vini biologici provenienti da tutte le zone di produzione del mondo. E mai come quest’anno abbiamo avuto la possibilità di degustare alla cieca vini biologici provenienti da tantissimi paesi produttori, con una crescente presenza anche dell’Est Europa fino alla Georgia e dal Nuovo Mondo, con alcune centinaia di campioni presentati. I risultati del Concorso saranno presentati a luglio durante la Fiera BioFach di Norimberga.

Partecipando a queste degustazioni da alcuni anni, ho potuto assistere in prima persona sia al miglioramento qualitativo medio dei vini presentati al Concorso (i difetti associati in passato alla viticoltura organica sono ormai un’eccezione) sia alla maggiore credibilità che questi vini riscuotono presso la critica e gli operatori (la giuria del Concorso è composta da un mix di giornalisti, degustatori, tecnici, distributori e rivenditori). A conferma di quanto analizzato da due studi separati che, negli anni scorsi, hanno analizzato i punteggi di 200.000 vini forniti da critici indipendenti sia in California che in Francia, dimostrando che i vini prodotti da uve prodotte biologicamente o biodinamicamente risultano avere un sapore migliore.

Quello che anche gli studi hanno rilevato è che c’è anche un marcato aumento della qualità dei vini prodotti con uve biologiche o da agricoltura biodinamica, come rilevato sulla base della valutazione da parte dei critici enologici, che sebbene riconosciuta tra i produttori di vino, non è stata necessariamente comunicata in modo efficace ai consumatori.

Ma chi consuma il vino biologico?
A gennaio, in occasione della fiera Millésime Bio di Montpellier (il più grande evento b2b dedicato alle produzioni da agricoltura biologica), è stata presentata una ricerca dell’Osservatorio Europeo del Consumo di Vino Biologico, realizzata a fine 2021 da Ipsos intervistando 3.000 persone dai 18 anni in su (1.000 per la Germania, 1.000 per la Francia e 1.000 per il Regno Unito).

L’Europa occidentale consuma sempre meno vino.
L’82% dei tedeschi, inglesi e francesi intervistati ha dichiarato nel 2015 di aver consumato vino negli ultimi sei mesi, sono solo il 73% nel 2021. Contemporaneamente, il segmento dei vini più rispettosi dell’ambiente è in controtendenza. Più di un terzo dei consumatori francesi (36%), ad esempio, ha dichiarato di bere abitualmente, regolarmente o occasionalmente bottiglie di vino biologico. Il consumo di tali bevande è addirittura aumentato poiché solo il 17% dei francesi aveva acquistato vini biologici durante il primo studio di questo tipo, sei anni fa. Un salto quantitativo che si può osservare in Europa, anche se i francesi sono molto più avanti dei vicini: il 23% dei tedeschi e il 27% dei britannici hanno inserito questi vini nel proprio carrello.

Questo crescente interesse per il vino biologico ha diverse spiegazioni. Il primo è legato alla preoccupazione di preservare l’ambiente. Il 54% degli intervistati ritiene che la produzione di vino biologico sia più ecologica di quella del vino convenzionale.
La seconda leva d’acquisto sta nella curiosità suscitata dal vino biologico, di cui il 40% vuole degustare. Infine, il 35% degli intervistati è pronto ad acquistare vino biologico perché favorirebbe un settore produttivo ritenuto più equo, soprattutto in termini di creazione di posti di lavoro.

Oggi siamo passati dal consumo per curiosità al consumo stanziale e i produttori di vino biologico hanno molti motivi per essere ottimisti riguardo al futuro. Lo dimostra l’indagine, il wine lover biologico è piuttosto giovane (meno di 35 anni) e urbano, con un potere d’acquisto superiore alla media. Conseguenza: accetta di mettere mano al portafoglio per pagare in media 14 euro a bottiglia (contro gli 11,70 euro di un vino tradizionale). Questo dimostra che è pronto a pagare di più quando il prodotto rispetta l’ambiente, rassicura sulla sua tracciabilità e garantisce una migliore remunerazione per i produttori.

Ci sono molti modi per consolidare questa svolta nel vino biologico. A cominciare dall’educazione dei consumatori, dal momento che il 38% degli intervistati ritiene di non avere abbastanza informazioni sui prodotti. Quindi, in tutti i materiali di comunicazione, dalle etichette al web, sui canali digitali e social, durante le visite in cantina e le fiere, fornire informazioni chiare, coerenti con l’identità aziendale e gli obiettivi che hanno portato a scegliere una produzione biologica è veramente un elemento strategico e non solo tattico.
Perché non pensarci?

Il vino bio cresce nei numeri e nella qualità. Ma sa comunicare ai consumatori?

Spostate a metà gennaio rispetto al tradizionale appuntamento di inizio dicembre, le degustazioni per il concorso Mundus Vini Biofach, alle quali ho partecipato come giudice (quest’anno unico italiano) hanno confermato come il vino biologico si stia consolidando nei numeri e nella qualità dell’offerta. Il Gran Premio Internazionale del Vino Biologico Mundus Vini Biofach è un concorso internazionale organizzato in Germania per vini biologici provenienti da tutte le zone di produzione del mondo. E mai come quest’anno abbiamo avuto la possibilità di degustare alla cieca vini biologici provenienti da tantissimi paesi produttori, con una crescente presenza anche dell’Est Europa fino alla Georgia e dal Nuovo Mondo, con alcune centinaia di campioni presentati. I risultati del Concorso saranno presentati a luglio durante la Fiera BioFach di Norimberga.

Partecipando a queste degustazioni da alcuni anni, ho potuto assistere in prima persona sia al miglioramento qualitativo medio dei vini presentati al Concorso (i difetti associati in passato alla viticoltura organica sono ormai un’eccezione) sia alla maggiore credibilità che questi vini riscuotono presso la critica e gli operatori (la giuria del Concorso è composta da un mix di giornalisti, degustatori, tecnici, distributori e rivenditori). A conferma di quanto analizzato da due studi separati che, negli anni scorsi, hanno analizzato i punteggi di 200.000 vini forniti da critici indipendenti sia in California che in Francia, dimostrando che i vini prodotti da uve prodotte biologicamente o biodinamicamente risultano avere un sapore migliore.

Quello che anche gli studi hanno rilevato è che c’è anche un marcato aumento della qualità dei vini prodotti con uve biologiche o da agricoltura biodinamica, come rilevato sulla base della valutazione da parte dei critici enologici, che sebbene riconosciuta tra i produttori di vino, non è stata necessariamente comunicata in modo efficace ai consumatori.

Ma chi consuma il vino biologico?
A gennaio, in occasione della fiera Millésime Bio di Montpellier (il più grande evento b2b dedicato alle produzioni da agricoltura biologica), è stata presentata una ricerca dell’Osservatorio Europeo del Consumo di Vino Biologico, realizzata a fine 2021 da Ipsos intervistando 3.000 persone dai 18 anni in su (1.000 per la Germania, 1.000 per la Francia e 1.000 per il Regno Unito).

L’Europa occidentale consuma sempre meno vino.
L’82% dei tedeschi, inglesi e francesi intervistati ha dichiarato nel 2015 di aver consumato vino negli ultimi sei mesi, sono solo il 73% nel 2021. Contemporaneamente, il segmento dei vini più rispettosi dell’ambiente è in controtendenza. Più di un terzo dei consumatori francesi (36%), ad esempio, ha dichiarato di bere abitualmente, regolarmente o occasionalmente bottiglie di vino biologico. Il consumo di tali bevande è addirittura aumentato poiché solo il 17% dei francesi aveva acquistato vini biologici durante il primo studio di questo tipo, sei anni fa. Un salto quantitativo che si può osservare in Europa, anche se i francesi sono molto più avanti dei vicini: il 23% dei tedeschi e il 27% dei britannici hanno inserito questi vini nel proprio carrello.

Questo crescente interesse per il vino biologico ha diverse spiegazioni. Il primo è legato alla preoccupazione di preservare l’ambiente. Il 54% degli intervistati ritiene che la produzione di vino biologico sia più ecologica di quella del vino convenzionale.
La seconda leva d’acquisto sta nella curiosità suscitata dal vino biologico, di cui il 40% vuole degustare. Infine, il 35% degli intervistati è pronto ad acquistare vino biologico perché favorirebbe un settore produttivo ritenuto più equo, soprattutto in termini di creazione di posti di lavoro.

Oggi siamo passati dal consumo per curiosità al consumo stanziale e i produttori di vino biologico hanno molti motivi per essere ottimisti riguardo al futuro. Lo dimostra l’indagine, il wine lover biologico è piuttosto giovane (meno di 35 anni) e urbano, con un potere d’acquisto superiore alla media. Conseguenza: accetta di mettere mano al portafoglio per pagare in media 14 euro a bottiglia (contro gli 11,70 euro di un vino tradizionale). Questo dimostra che è pronto a pagare di più quando il prodotto rispetta l’ambiente, rassicura sulla sua tracciabilità e garantisce una migliore remunerazione per i produttori.

Ci sono molti modi per consolidare questa svolta nel vino biologico. A cominciare dall’educazione dei consumatori, dal momento che il 38% degli intervistati ritiene di non avere abbastanza informazioni sui prodotti. Quindi, in tutti i materiali di comunicazione, dalle etichette al web, sui canali digitali e social, durante le visite in cantina e le fiere, fornire informazioni chiare, coerenti con l’identità aziendale e gli obiettivi che hanno portato a scegliere una produzione biologica è veramente un elemento strategico e non solo tattico.
Perché non pensarci?